Emanuele Davenia Marketing | Lo Specialista dei Family Day Aziendali

La prima indagine sui family day aziendali in Italia: i risultati nel mio libro

Il mio libro “Brand experience for kids”, edito da Flaccovio, contiene i risultati della prima indagine sui family day in Italia, condotta insieme a Secretary.it.

 

Quest’ultimo anno è stato intenso, forse il più intenso in assoluto per la mia azienda. A ripensarci, mi sembra quasi impossibile fare ordine tra tutte le novità che si sono susseguite una dopo l’altra.

Senza dubbio, però, c’è una data precisa che resterà a lungo nella mia memoria: giovedì 4 ottobre 2018, la prima presentazione ufficiale del mio libro “Brand experience for kids”, edito da Flaccovio.

Quel giorno, per giunta, avevo accanto a me delle compagne di viaggio davvero preziose: le assistant di Secretary.it, la business community italiana che riunisce oltre 9mila assistenti di direzione.

Mi sembrava infatti che non potesse esserci partner migliore a cui chiedere informazioni di prima mano sugli eventi che le aziende organizzano per i loro dipendenti e, più in generale, su tanti aspetti della vita aziendale che nella maggior parte dei casi rimangono dietro le quinte.

Quindi, prima le ho coinvolte con la prima indagine sui family day aziendali in Italia, che è stata al centro di un capitolo del mio libro. Poi ho festeggiato la pubblicazione insieme a loro, durante il Secretary Meets, il loro evento dedicato alla regalistica (che capitava giusto in corrispondenza con la giornata del dono!).

È stata una bella occasione per stringere la mano alle professioniste che erano state così gentili da mettere a disposizione un po’ del loro tempo per rispondere alle mie domande. Per giunta, era proprio il contesto ideale per stringere relazioni e scambiare idee e consigli.

Ma facciamo un passo indietro: perché era così utile un’indagine sui family day aziendali in Italia? E cosa svela di così interessante?

 

Perché un’indagine sui family day aziendali in Italia

Se c’è una cosa che ho imparato, confrontandomi con tante aziende di diversi settori, è che dai professionisti si esige sempre la stessa cosa: i numeri.

Tu che mi stai leggendo, a occhio e croce, sai cosa intendo. Quando presenti un’idea – tanto più se è inedita – al tuo responsabile non interessano le divagazioni. Vuole solo sapere se quell’idea funziona, quali risultati porta e se i suoi competitor stanno già facendo qualcosa di simile. Ancora meglio se di quei competitor conosce nome e cognome.

Così, quando ho iniziato a scrivere il mio libro sugli eventi corporate per bambini e famiglie, sono subito andato a cercare qualche dato di scenario.

Immaginavo che esistessero ricerche ufficiali su quanti sono i family day aziendali in Italia, chi li organizza e come. L’ideale sarebbe stato uno studio promosso da qualche associazione di categoria, anche all’interno di un’analisi più ampia sul welfare aziendale e sulla corporate family responsibility.

Invece, zero assoluto.

Così, ho colto la palla al balzo e ho deciso di farla io, la prima indagine sui family day aziendali in Italia.

Così, sono stato ospite del blog e della community di Secretary.it con la mia survey sui family day. I risultati integrali saranno pubblicati nel mio libro, ma inizio già a darti qualche anticipazione.

I family day aziendali in Italia sono sempre più diffusi

Partiamo con la domanda che non può proprio mancare in una survey del genere: quanto sono comuni i family day aziendali in Italia?

A prima vista, parecchio: sulle circa 500 assistenti di direzione che hanno partecipato, quasi 8 su 10 dicono che, prima o poi, la loro azienda ha organizzato un evento per le famiglie dei dipendenti.

Questo dato però va preso con le pinze perché, appunto, è riferito soltanto a coloro che hanno preso parte alla ricerca. Certamente ce ne saranno state molte altre che non hanno mai sentito parlare di family day e che, quindi, non hanno ritenuto opportuno impiegare il loro tempo per rispondere a un sondaggio così specifico.

È più interessante invece notare che chi ne sperimenta uno, di solito, poi non molla più il colpo. Il 43% delle aziende intervistate infatti è già (almeno) al suo quarto family day. Il che non è per niente male, considerato che questa pratica in Italia è ancora piuttosto giovane.

In 6 casi su 10, a occuparsi dell’organizzazione di quest’evento è proprio l’assistente di direzione. Me l’aspettavo, ma è stato una conferma di quanto Secretary.it fosse proprio il target ideale per quest’indagine!

Le esperienze reali della community di Secretary.it

Finora ci siamo chiesti quanto sia comune organizzare i family day aziendali in Italia.

Se segui questo blog da un po’, però, sai già che il come è altrettanto importante. Anzi, per come la penso io, è la discriminante tra un passatempo qualunque e un investimento destinato ad avere successo.

Per permettermi di andare a fondo della questione, alcune assistant hanno scelto anche di regalarmi qualche prezioso dettaglio in più.

In Forgital Italy spa, un’azienda che produce enormi anelli laminati a caldo senza saldature, il family day aziendale coincide con la festa di Natale. Valentina Busin, che fa parte dell’azienda da vent’anni, ogni anno si mette all’opera con i colleghi delle HR per creare un team di lavoro affiatato e inventarsi sempre qualcosa di nuovo.

Solo in occasioni importanti (come l’inaugurazione di una nuova sede) si organizza un vero e proprio open day, che, racconta Valentina, “richiede un’organizzazione molto più articolata e complessa”.

Secondo Laura Novarese, assistente di direzione di ABAC Aria Compressa, la varietà è il segreto di un family day ben riuscito. Tutti si devono divertire, adulti e bambini di diverse fasce d’età, senza trovarsi a ripetere stancamente i giochi già sperimentati l’anno prima e quello prima ancora.

La fase più difficile di conseguenza diventa proprio quella in cui bisogna scegliere il fornitore capace di progettare qualcosa che sia al tempo stesso inedito e d’effetto.

Una nuova sfida: misurare il ROE di un evento

Alcuni dati emersi dall’indagine, lo ammetto senza peli sulla lingua, mi hanno dato parecchio da pensare. Te li indico in fila, uno dopo l’altro, perché secondo me sono due facce della stessa medaglia.

Il 69% delle aziende intervistate non inserisce gli eventi aziendali per famiglie nel proprio piano di corporate social responsibility. 7 aziende su 10 non misurano le performance dell’evento.

Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che l’evento è considerato come un’iniziativa una tantum, non come una parte di un progetto più grande. Quando i bambini tornano a casa, viene archiviato e se ne riparlerà l’anno successivo.

Non ti sembra che sia un peccato?

Che siano tanti o pochi, l’azienda ha comunque investito dei soldi. Ha messo all’opera il suo team, ha coinvolto i dipendenti e le loro famiglie e ha organizzato qualcosa di diverso dall’ordinario.

Se fissa a priori degli obiettivi, può poi verificare se sono stati raggiunti e usare queste evidenze come punto di partenza per l’anno successivo.

Certo, non è una cosa facile. Tanto più negli eventi dedicati ai dipendenti, in cui non bisogna vendere nulla e non bisogna nemmeno raccogliere contatti, quindi è impossibile misurare il canonico ROI.

Ma le cose difficili, per come la vedo io, sono ancora più stimolanti.

Così, in questi mesi mi sono messo a studiare e a fare degli esperimenti, per cercare di capire se sia possibile misurare il ROE, il return on engagement di un evento.

Non sono ancora giunto a una conclusione, anche perché – l’indagine di Secretary.it ce ne dà l’ennesima prova – non esiste un evento uguale a un altro, quindi non si può pensare che una formula magica risolva tutto.

Ma mi sono comunque posto questa sfida e ho intenzione di lavorarci sodo.

Se sei curioso di approfondire, leggi il mio libro e continua a seguire questo blog!