10 anni di family day in De Nora: lezioni da imparare e spunti utili

Se devi organizzare il primo family day per la tua azienda, magari avresti voglia di fare due chiacchiere con qualcuno che ci è già passato. Giusto per capire com’è andata, quali errori bisogna evitare, se c’è qualcosa che proprio non deve mancare.

Però cerchi in internet, chiedi in giro… e non trovi niente.

Anch’io, quando ho deciso di aprire questo blog, credevo che fosse più facile trovare delle testimonianze. Invece ho capito che in Italia i family day sono una cosa che si fa sempre più spesso, ma di cui ancora si parla poco. “Se sono attività interne – pensano in molti – perché dovrei comunicarle?”

Una scelta comprensibile, certo… con buona pace di chi, come te, pagherebbe per avere qualche consiglio di prima mano!

Ecco, io mi sono accorto di questo vuoto da colmare, e ho deciso di scrivere un libro.

Per la verità sono già a buon punto, ma ancora non ti posso dire nulla di preciso. Appena potrò dichiarare la data d’uscita, tu che leggi questo blog sarai il primo a conoscerla.

In un libro del genere, per forza di cose, non possono mancare le interviste e le testimonianze.

Una, che mi sembra particolarmente azzeccata, è la chiacchierata che ho fatto con Paola Achilli, che lavora da trent’anni per De Nora, una multinazionale che produce sistemi per l’elettrochimica e i trattamenti delle acque. Per intenderci, è l’azienda che il cui fondatore è considerato il padre dell’elettrochimica in italia e che ora studia le tecnologie per i cloratori delle piscine e i conduttori degli smartphone.

Un’azienda da 1500 dipendenti nel mondo, 250 in Italia, insomma una realtà di tutto rispetto.

Paola Achilli, per la precisione, ora è Employer Branding & Events Manager. L’ho incontrata a Milano e devo dire che ne è valsa la pena.

E visto che questo blog l’ho aperto proprio perché voglio condividere tutto quello che so, ho pensato che non sarebbe giusto tenermi tutto per me per mesi.

Insomma, non devi aspettare il giorno dell’uscita del libro: ecco qui l’intervista, in versione integrale.

Buona lettura!

 

Da quanto tempo De Nora organizza il family day annuale?

Abbiamo iniziato dieci anni fa e da allora non abbiamo mai smesso. È sempre stata un’iniziativa organizzata a quattro mani con la mia collega Barbara Visentin, assistente del presidente, a bordo di De Nora da oltre 25 anni. Tra l’altro, c’è una piccola curiosità strettamente legata alla mia vita personale: ho organizzato il primo durante la gravidanza e di fatto mia figlia è cresciuta insieme ai family day, perché non se n’è perso uno. Ogni anno per lei è anche l’occasione di rincontrare i figli dei miei colleghi, che piano piano sono diventati amici.

Che tipo di attività avete condotto nel corso degli anni?

Tutto è nato come “Mamme in ufficio”, quindi con un focus sulle dipendenti donne e i rispettivi figli. Negli anni il format si è evoluto in “Bimbi in ufficio” solo in due edizioni, coinvolgendo un bacino più ampio di dipendenti. Operativamente, organizziamo una serie di attività di animazione, sfruttando i nostri laboratori e rendendoli, per un giorno, “a misura di bambino”. Ogni anno cerchiamo di introdurre qualche elemento inedito; possiamo dire che gli scostamenti più rilevanti rispetto allo schema consueto sono stati due. Nel 2013, per festeggiare i novant’anni dalla fondazione di De Nora, abbiamo realizzato delle t-shirt personalizzate ispirate al film Epic (stringendo ovviamente un accordo sui diritti con la Pixar), dopodiché siamo andati tutti insieme al cinema a vedere il film. Nel 2016 invece le attività per bambini sono state inserite nella cornice dei festeggiamenti per Natale.

Qual è stato il family day più riuscito o particolare?

L’idea che ricordo con più soddisfazione e orgoglio risale al 2014, quando abbiamo ideato alcuni laboratori per i bambini legati alla produzione del miele: dopodiché abbiamo portato le arnie in Etiopia, tramite un’organizzazione no profit gestita proprio da un nostro ex-collega, Amici di Marco Onlus. Ora le arnie con cui hanno giocato i nostri bambini sono affidate ad alcune madri della comunità locale. Così facendo, siamo riusciti a coniugare in modo creativo la corporate family responsability, cioè l’attenzione al benessere dei nostri dipendenti, con la corporate social responsability, vale a dire l’impegno per la società e per i meno fortunati. È stata una grande soddisfazione per tutti.

Qual è l’ostacolo più complicato che vi siete trovati a superare?

Per un’azienda come De Nora, il family day si svolge necessariamente dentro lo stabilimento e quindi impone di fermare completamente l’azienda per diverse ore. Potrà sembrare una banalità, ma significa perdere ogni volta centinaia di ore di lavoro!

A che tipo di fornitori vi affidate?

Io e i miei colleghi del team progettiamo tutte le attività dalla A alla Z. In seguito, ci rivolgiamo a un’agenzia di animazione che ci mette a disposizione gli animatori e i materiali che non avrebbe senso acquistare.

Perché non avete mai delegato a un’agenzia anche la parte creativa?

In realtà questa è una domanda difficile. Quello che mi sento di risponderti è che non ne abbiamo mai sentito il bisogno e spesso le idee vengono dai colleghi stessi, come la Onlus di Marco o un collega che insegna il basket, che è stato al centro di altre attività.

È un progetto che nasce dalle idee che vengono dalle persone di De Nora per le persone di De Nora.

Come viene gestito il budget di questi eventi?

Per quanto De Nora sia una multinazionale con stabilimenti in tutto il mondo, l’identità alla base è rimasta quella di un’azienda familiare con una forte attenzione ai propri collaboratori. Proprio per questo il budget è gestito direttamente dalla presidenza, al contrario di altre aziende che lo allocano da HR o Marketing. Di conseguenza, i processi decisionali sono piuttosto snelli.

Avete avviato campagne di comunicazione specifiche sui family day?

Per una precisa politica aziendale, i family day sono sempre stati considerati come attività di engagement interno, da comunicare soltanto dentro i confini dell’azienda. Anche quando le occasioni erano “straordinarie” come quelle che ho appena citato – il novantesimo anniversario dalla fondazione e il progetto di cooperazione in Etiopia – non sono stati scritti comunicati stampa o articoli per il sito aziendale. Chiaramente però negli anni le cose cambiano, sia a livello di assetto proprietario sia nello scenario che ci circonda.

Proprio in questi mesi abbiamo ragionato su questo approccio e, nella scorsa edizione di maggio 2018, abbiamo realizzato un piccolo video pubblicato sui social e abbiamo deciso di concederti questa intervista.

Che consiglio daresti a un tuo collega di un’altra azienda che ha appena ricevuto l’incarico di organizzare il primo family day?

 

Ecco 3 consigli che mi sentirei di dare a un collega:

1) Prima di tutto, i bambini desiderano avere del tempo in cui sia possibile vedere, visitare, scoprire l’ambiente lavorativo della mamma, perché è quello che vogliono fare. Inoltre, i bambini amano fare le stesse cose dei genitori: sedersi alla scrivania, timbrare il cartellino o andare a mensa sono alcuni esempi.

2) I bambini si divertono con poco, ma hanno bisogno di attività progettate su misura per la loro età: dividerli per gruppi di età, assegnando a attività differenti a ciascuno di essi, è stato per noi una chiave di volta.

3) I bambini hanno sempre bisogno di un oggetto per supportare il ricordo dell’evento. Per questo noi ogni anno rilasciamo un diploma a tutti i partecipanti.

 

Ecco qui, questo è un po’ il bilancio dei dieci anni di family day di De Nora.

Personalmente, ci sono elementi che mi hanno colpito parecchio. Il progetto in Etiopia per esempio è super, meriterebbe un articolo a sé.

Sono contento di aver condiviso quest’intervista con te, immagino quanto hai sete di esperienze reali.

Però una cosa in cambio te la chiedo: dimmi cosa ne pensi! Ti ritrovi nell’approccio di De Nora, oppure nella tua azienda fai qualcosa di completamente diverso?

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